Era una signora esile, costretta a letto nell’ultima fase della sua vita, sembrava fatta di carta velina. Andavo a trovarla assieme al mio piccolo cane Bolt: lui si sdraiava sulla sua copertina vicino a lei e lei lo accarezzava con tocco gentile. Parlavamo di lui, delle sue marachelle e scorribande in campagna, a volte stavamo in silenzio.
Mai come ora ci accorgiamo che è importante il contatto con il mondo quando si è costretti a rimanere isolati. Lei si illuminava, sorrideva, rideva, domandava. Bolt, sdraiato, si prendeva le coccole sulla pancia. Era diventato il suo cane e, per lui, lei parte della famiglia. Un giorno, era venerdì, il giorno dedicato alla Pet Therapy ai piani, arrivammo al piano. La signora si era spenta nelle notte. Bolt con passo fiero e scodinzolante si avvia verso la camera della sua amica, io lo accompagno. Lei non c’è più. Lui fa il giro della stanza, si sdraia per un momento sotto il suo letto, annusa e poi si incammina lungo il corridoio per andare ad interagire con gli altri ospiti. Anche per i cani i “rituali” sono importanti. Per molti mesi quando andavamo al quarto piano, Bolt accennava ad entrare in quella stanza.
L’attività mediata dal cane porta alla luce vissuti passati e ne scopre di nuovi. È un’attivazione che coinvolge tutti i 5 sensi, come anche la memoria e la socializzazione. Nelle attività di gruppo è bello vedere gli anziani che commentano tra loro il comportamento del cane: rende tutto famigliare.
Vorrei raccontarvi il percorso d’apertura relazionale compiuta da un signore del piano rialzato, signore molto schivo. L’ho conosciuto che stava seduto da solo su una poltrona davanti alla porta d’ingresso, in attesa di qualcuno, quando ancora non era stato ristrutturato l’edificio. Stava lì, seduto tutto il giorno, parlava molto poco e solo se gli facevi domande dirette. Piano piano – e con la grazia irruente del mio cane Ciaca bum – il signore ha abbandonato la sua postazione e si è fatto coinvolgere nell’attività di gruppo, accettando di aiutarmi nella gestione della giovane cagnolina. I risultati ottenuti con questo signore sono stati argomento di tesi di una studentessa di Scienze dell’Educazione. Il signore, accompagnato dalla Dott.ssa Bianchi e dall’animatrice, è venuto in Università per la discussione della tesi. Il signore era emozionato e commosso, come pure tutti noi. Un’altra apertura verso il mondo ‘fuori’. Sono passati diversi anni e Ciaca bum si gode la pensione di cane lavoratore e si diletta, a casa, nella caccia alle lucertole ma, ogni volta che incontro quel signore, gli dico che Ciaca bum lo saluta e che sta bene: il suo volto si illumina con un sorriso compiaciuto per avere un’amica speciale.
In questo periodo stiamo vivendo il distanziamento fisico ma non affettivo: l’amicizia non tema la lontananza. Sono sicura che quando si potrà riprendere l’attività, molti anziani dopo avermi guardato in viso guarderanno verso il basso alla ricerca del cane a loro famigliare, molto probabilmente ricorderanno il suo nome ma non il mio. È questo è il bello del mio lavoro: creare una relazione tra gli ospiti, i cani e il mondo ‘fuori’.
Elena Gori