Con un recente questionario che ha coinvolto 128 RSA sulle 165 interpellate, ATS Milano ha voluto indagare il disagio psicologico degli ospiti delle RSA durante la pandemia. Come ormai ben sappiamo, la dimensione psicologica ha subito un forte contraccolpo a causa delle misure di protezione poste a contrasto dell’infezione da SARS-CoV-2. Sappiamo anche che, oltre agli adulti, sono stati i ragazzi (in particolari preadolescenti e adolescenti) a pagare il prezzo più alto in termini di salute mentale. Ma cosa è successo all’interno delle RSA dove la dimensione della morte, la solitudine e l’isolamento affettivo sono state dimensioni importanti per lunghissime settimane?
Un discreto monitoraggio da parte delle RSA
Per prima cosa il report di ATS indica che solo in meno di 2 RSA su 3 è stata effettuata una rilevazione del disagio psicologico. Molte possono essere le cause del mancato monitoraggio della condizione mentale ed emotiva degli ospiti: dall’emergenza sanitaria in senso stretto, alla cura degli aspetti psicologici effettuata in regime emergenziale (ovvero attenzioni e interventi che però non hanno trovato il tempo di una strutturata fase di analisi e documentazione) fino alla grave carenza di personale che – soprattutto prima dell’avvento del vaccino – è stato vittima dell’infezione.
A onore del vero, però, va anche sottolineato che l’80% delle strutture ha effettuato una rilevazione per almeno 2 semestri (un anno) e che il 51% lo ha fatto per almeno 2 anni. In 33 Strutture su 128 la rilevazione delle condizioni psicologiche ha riguardato tutti gli ospiti, mentre in 16 il focus si è concentrato solo sulle persone cognitivamente compromesse mentre in 14 si è data priorità a coloro che mostravano segni o sintomi di deflessione dell’umore (ovvero depressivi).
Quali disturbi psicologici sono stati rilevati durante la pandemia nelle RSA
La rilevazione degli aspetti emotivi e psicologici in generale durante il periodo pandemico è stata per lo più affidata a psicologi e educatori (63 strutture su 128), seguiti dall’intera Èquipe Multidisciplinare (16) e dal medico (15) o dall’infermiere (13). Gli strumenti utilizzati sono stati alcuni test standardizzati ma, soprattutto, sono stati utilizzati strumenti di rilevazione qualitativa come il Diario Clinico, il monitoraggio del dolore, il grado di partecipazione alle attività così come quello relativo all’alimentazione e alla qualità del sonno: indici indiretti ma patognomici di un possibile disagio psicologico.
I disturbi psicologici maggiormente riscontrati nella popolazione anziana ospite presso le RSA durante la pandemia sono stati, nell’ordine:
- Deflessione del tono dell’umore;
- Disturbi dell’alimentazione/inappetenza;
- Ansia;
- Depressione;
- Disturbi del sonno;
- Apatia;
- Isolamento emotivo.
Dove migliorare
La fotografia particolare che ATS ha voluto scattare circa il disagio psichico degli ospiti e circa le strategie individuate per il suo monitoraggio spingono ad alcune riflessioni generali che potrebbero essere sintetizzate in 2 punti chiave. Da una parte la conferma dell’impatto emotivo (negativo) che la pandemia ha avuto sulla popolazione anziana ricoverata presso le RSA e, dall’altra, l’attenzione – migliorabile – che le RSA riservano agli aspetti non strettamente sanitari, con il relativo equilibrio tra la dimensione del corpo e quella emotivo relazionale.