Un’iniziativa determinata quella che UNEBA, nella persona del suo Presidente Nazionale dr. Franco Massi, ha esposto ieri al TG3: integrare il Piano Vaccinale inserendo anche un parente per ogni persona ricoverata presso una struttura sanitaria o socio sanitaria di lunga degenza. Un dovere, espresso anche in una lettera ufficiale inviata formalmente al Ministro della Salute.
Per Massi e tutti i più di 900 enti rappresentati da UNEBA, quello anti COVID-19 devono essere anche vaccini contro la solitudine. Già, perchè dopo le doverose misure di isolamento – sociale, relazionale ed affettivo – imposto a tanti anziani e altrettante persone con disabilità, è giunto il momento di dare un segnale forte verso la salute di tutta la persone, e non solo quella relativa al suo corpo.
Le RSA e molte altre strutture che si occupano di soggetti fragili hanno però molti altri problemi che devono essere affrontati per poter tornare a offrire servizi di qualità senza ritrovarsi perennemente in una situazione di emergenza. Il recruiting di personale infermieristico, ad esempio, è un grosso nodo da sciogliere.
Negli scorsi mesi, infatti, data la già nota carenza strutturale che caratterizzava il nostro Paese, molti infermieri hanno abbandonato le strutture di ricovero e cura dedicate ad anziani e disabili per andare a supportare il sistema ospedaliero. Non si tratta qui di discutere sulla legittimità o meno delle scelte dei singoli professionisti, o di stabilire quale bisogno fosse prioritario rispetto ad un altro. Questo tipo di dibattito non appartiene a chi, ogni giorno, si spende per prestare le migliori cure a soggetti fragili, con problematiche croniche, che hanno però diritto di ricevere tutto il meglio per continuare a vivere una vita con il più alto grado di dignità possibile.
Occorre però concentrarsi sulle soluzioni concrete che possono essere messe in campo nel breve periodo. È lo stesso Massi, ancora nell’intervento di ieri alla trasmissione Fuori TG3, a indicare le possibili soluzioni come, ad esempio, l’apertura ai professionisti che arrivano dai paesi extra UE o una nuova opportunità formativa che, con 300 ore d’aula un tirocinio, possa permettere a molti Operatori Socio Sanitari (OSS) di praticare le procedure infermieristiche di base. Due proposte concrete che potrebbero riequilibrare il sistema delle cure ad anziani e disabili.