Studiata come terapia non farmacologica per le persone affette da Alzheimer, la treno terapia fa riaffiorare ricordi ed emozioni, calmando le persone e placando i tipici stati di agitazione della malattia.
Un angolo allestito come la pensilina o la banchina di una stazione può sembrare una cosa semplice. Grazie agli studi pionieristici del prof Ivo CIlesi – prematuramente scomparso a causa del COVID -, riesce a simulare la situazione di un viaggio immaginario. Il risultato è il riemergere di ricordi ed emozioni positive e, spesso, anche quello di stati di calma che alleviano l’agitazione.
La treno terapia nel nucleo protetto d Casa Perini
La situazione che abbiamo voluto ricreare assomiglia a quella di una vecchia stazione. Una pensilina, un orologio, una mappa e l’orario dei treni. Un luogo in cui recarsi per sostare in attesa di iniziare un viaggio che, in realtà, avviene solo nell’immaginazione. Per le persone funziona però come una vera e propria terapia non farmacologica sugli stati emotivi.
“Un approccio – diceva Cilesi – pensato innanzitutto per persone con demenze al fine di stimolare la memoria affettivo-emozionale e per quanto possibile le capacità cognitive. Una terapia sociale per influire sui disturbi del comportamento, cioè sui bisogni non soddisfatti e non compresi, con l’obiettivo di diminuire il ricorso ai farmaci e migliorare la qualità di vita”.
La nostra équipe sperimenterà nelle prossime settimane gli approcci migliori per il coinvolgimento degli ospiti nella treno terapia dedicata all’Alzheimer. Poi, dopo un periodo di osservazione, verificheremo quale approccio funziona al meglio con chi. Già, perchè non c’è una ricetta che vada bene per tutti. Si tratta di un lavoro relazionale ed ognuno è sensibile a diverse parti della propria storia.