L’impatto è stato duro: tutto è iniziato con l’autoisolamento, a causa di un contatto diretto col Virus, a partire dal 6 marzo. Non è stato facile accettare questa nuova realtà, perché un conto è vederla al telegiornale, altra cosa è viverla. Improvvisamente la comunità da luogo aperto e accogliente, crocevia di amici, volontari, vicini e lontani è diventato un luogo chiuso e abitato da una certa apprensione, se non proprio paura. La fatica maggiore per le ospiti è stata rinunciare agli affetti: le visite di famigliari e amici sospese. Ma anche perdere la ricchezza di tante attività proposte dai volontari… con l’incertezza sul futuro, sui tempi,…
Il nostro storico legame con Bergamo, dove abbiamo le nostre altre comunità, è stata ulteriore fonte di preoccupazione: amici malati, ricoverati, venuti a mancare. Una tempesta che ci ha lasciato con la consapevolezza della nostra fragilità e la rinnovata consapevolezza del bisogno gli uni degli altri, di essere foresta e non albero isolato, per resistere a questa bufera..
In tutto ciò dobbiamo dire che vivere alla Poglianasca ha avuto i suoi vantaggi…ancora una volta la cittadella della solidarietà si è rivelata un luogo umano e vivibile, anche in tempi di pandemia!
Andrà tutto bene
Anche nei momenti di più rigoroso isolamento non ci si poteva sentire soli. L’aia condivisa, il cortile, permettono di vedere, anche se da lontano, i vicini di casa. È stato possibile scambiare due parole da un ballatoio all’altro. La cascina ha dato vita anche ad alcuni flash-mob. Cantate corali, ciascuno col suo nucleo famigliare, con la sua comunità, sebbene a distanza, per dirci: “andrà tutto bene!”. Per dire “forza!” ai malati, “Coraggio!” agli operatori sanitari! E “Arrivederci…” a chi è stato portato via dal Covid. Forse questa energia positiva ha contribuito a tenerlo alla larga dalla Poglianasca.
Un’altra fortuna, che purtroppo non tutti hanno avuto fuori dalla cascina, è la possibilità di avere tanti spazi aperti e verdi che sono stati di grande aiuto anche per le ospiti della comunità, per non sentirsi chiuse e oppresse, per reagire positivamente a questa nuova fatica. Il Covid non ha fermato la primavera e il tempo a nostra disposizione è stato dedicato più che mai alla cura della nostra verde cascina: il giardino, l’orto, …non sono mai stati così belli!!
Oggi è tempo di ripresa, con le dovute precauzioni e nella tutela e cura di tutti, ma è tempo di rimettersi in cammino fuori dalle mura di casa, in una realtà che è diversa da quella di prima e alla quale dobbiamo abituarci. È tempo anche di riprendere la prossimità e la corporeità delle relazioni, che sono state per troppo tempo filtrate da uno schermo. Il distanziamento deve essere fisico (per prevenire ulteriori contagi), ma non sociale, perché tutti noi abbiamo bisogno di tessere socialità e sentirci parte di una comunità allargata, che non può ripiegarsi sulla paura, ma deve tornare a respirare, ad abbracciare, a comunicare speranza.
Claudia Tasinazzo