Il Terzo Rapporto dell’Osservatorio CERGAS SDA Bocconi-Essity sulla Long Term Care è ricchissimo di spunti ma, senza troppi giri di parole, certifica la difficoltà di un settore messo in grandissima difficoltà dal COVID e un panorama di sviluppo che deve necessariamente decollare.
Il Rapporto, grazie ad analisi approfondite e all’ascolto di tutti gli attori in campo, dal settore pubblico, ai gestori fino a ospiti e famigliari, certifica difficoltà già note e evidenzia nuove sfide nate dall’emergenza COVID che, in questo primo anno, ha particolarmente segnato le strutture e i servizi dedicati agli anziani.
Come è fatto il settore?
Prima di addentraci nei dati, vale la pena sottolineare come emerga che la rete pubblica non possieda un quadro preciso ed aggiornato dei dati che riguardano il settore. Per quanto riguarda i bisogni, ad esempio, il quadro è fermo al 2016, anno in cui gli anziani non autosufficienti sfioravano, in Italia, quasi i 3 milioni di persone.
Nel triennio 2013-2016 c’è stato un aumento della copertura dei bisogni del 7% che però, complessivamente, non riesce certo ad offrire una presa in carico continua e sufficiente, soprattutto se ci si riferisce a servizi intermedi e domiciliari.
Sempre stando ai dati (in ritardo di ben 3 anni sull’aggiornamento), emerge che oltre il 63% degli anziani non autosufficienti non risulta in carico ad alcun servizio. Senza voler arrivare a definire cosa sia causa e cosa effetto, il dato sembra suggerire chequesta enorme disparità sia in realtà lo specchio del fenomeno delle Assistenti Familiari o ‘Bandanti’. Secondo CERGAS, una stima attendibile aggiornata al 2019 parla di oltre 1.018.000 badanti attive nel nostro paese, il 60% delle quali irregolari.
C’è però da dire che i grandi player del settore mantengono un’offerta statica, fuori dal mercato e appoggiata per ben il 50% sui servizi residenziali accreditati dal sistema pubblico. In questo passaggio, si coglie la prima sfida di rinnovamento e sviluppo, per altro già imboccata da Enti di media dimensione – più snelli e più vicini al territorio e alle comunità di riferimento, come ad esempio Fondazione Restelli.
Il rapporto sulla Long Term Care elaborato da Cergas Bocconi conferma quanto oggi sia più che mai importante valorizzare il nostro ente, spesso identificato solo nella “Casa Perini”, come ente sempre più multiservizi. Infatti, la mission del nostro fondatore di occuparsi di persone anziane e fragili è oggi intesa in una logica di presa in carico dei bisogni sin dal domicilio dell’anziano fino all’accoglienza nella nostra RSA, dove la persona arriva mediamente con un livello di compromissione sanitaria sempre più elevata.
In questa logica, i servizi erogati sul territorio come l’Assistenza Domiciliare Integrata, la RSA Aperta, la RSA Leggera e i mini alloggi protetti rappresentano livelli di cura intermedia rispetto al ricovero in RSA che devono uscire dal regime sperimentale in cui versano da più di un decennio e diventare strutturali all’interno del sistema sanitario regionale. Questo metterebbe nelle condizioni anche noi Enti di investire maggiormente e di strutturarci ancora meglio per sempre più rafforzare la qualità dei servizi erogati e raggiungere un maggior numero di utenti.
In questa logica anche l’intero carico sul sistema pubblico diventerebbe più sostenibile in vista dell’invecchiamento di massa a cui il nostro paese sarà chiamato a far fronte anche dal punto di vista delle cure socio-sanitarie nei prossimi decenni.
Questa è la prospettiva all’interno della quale ci muoviamo, consapevoli che il COVID ha messo l’intero settore a dura prova, sia sul lato della sostenibilità economico-finanziaria dell’ente con costi non indifferenti a cui siamo andati incontro (uno per tutti il costo per DPI sostenuto), sia nel ripensare le priorità della nostra strategia di sviluppo dei servizi.
Di una cosa sono certo: tutto queste sfide le potremo affrontare solo se saremo tutti uniti in una logica di collaborazione, in cui ciascuno faccia la sua parte per costruire un modello in cui istituzioni pubbliche, operatori privati e Enti del terzo settore sappiano rinforzare la rete di assistenza verso coloro che ne sono gli effettivi destinatari, ovvero gli utenti dei nostri servizi e gli ospiti della nostra casa Perini.
Cosa dicono le famiglie e gli anziani?
Grazie ad una ricerca condotta nel 2020, il CERGAS illustra per la prima volta il punto di vista degli utenti e mette in luce il rapporto che hanno con il sistema dei servizi di Long-Term Care. Dall’elaborazione delle risposte, emerge che le per le famiglie le RSA sono di fatto una realtà prettamente sanitaria, ‘clinica’ si potrebbe dire. Come già evidenziato nelle parole del Presidente Garavaglia, le RSA rappresentano sempre più l’ultimo servizio di cura a cui ricorrere quando le condizioni di salute dell’anziano sono ormai ad un punto estremamente critico, e non come un luogo di cura in grado di accudire e conservare anche gli aspetti sociali, relazionali e psicologici che incidono sulla qualità della vita.
In seconda battuta, le famiglie, per la grande maggioranza, ritengono la cura dell’anziano ancora, per così dire, un ‘fatto privato’, individuando al loro interno un caregiver informale o attivando una badante. Quello che colpisce di più, comunque, è il dato per cui quasi il 60% non è mai entrato in contatto con la rete dei servizi, nemmeno di tipo domiciliare (ADI, RSA Aperta, ecc.) o semiresidenziale (Centro Diurno Integrato), soprattutto per quanto riguarda l’attività di ascolto ed orientamento. Insomma, appare molto forte in questi nuclei il bisogno di essere informati/guidati nella conoscenza dei servizi e della soluzione più idonea al loro caro.
Quali sono stati gli effetti del COVID-19 sul sistema?
La seconda parte del Terzo Rapporto sulla Long Term Care ha avuto come specifico focus d’indagine l’impatto della pandemia, soprattutto dal punto di vista dei gestori. Se in Lombardia i dati diffusi da Fondazione Cariplo sulla difficoltà economica e finanziaria degli enti di terzo settore ha messo in luce la grande crisi che colpito anche le organizzazioni dedicate ai servizi di cura per gli anziani, il rapporto CERGAS evidenzia come i gestori abbiano dichiarato un calo dell’occupazione dei posti letto tra il 50 e il 90% come conseguenza del blocco degli ingressi nelle strutture. Altro elemento di sofferenza e difficoltà è la gestione della crisi prodotta dalla ‘fuga’ degli operatori verso il sistema sanitario.
I provider dei servizi sembrano concordi nel non rilevare, al meno per il momento, un cambio di atteggiamento da parte di anziani e famiglie circa il ricorso ai servizi di cura. Questo elemento, però andrà valutato sul medio periodo. Quel che è certo, è che sembra esserci accordo unanime circa il bisogno di una riflessione che porti ad una rimodulazione dell’offerta dei servizi di cura dedicati agli anziani non autosufficienti.
Fonte: Percorsi di Secondo Welfare